Nel corso dei rastrellamenti ed anche al di fuori della logica delle rappresaglie, le truppe italiane si lasciano andare a veri e propri eccidi.
La strage di maggiori dimensioni è quella di Podhum, nei territori annessi alla provincia di Fiume.
L’8 luglio 1942, nell’ambito dell’operazione “Risnjak” un reparto italiano distrugge il paese, considerato una possibile base di appoggio per il movimento partigiano. Vengono fucilati tutti i maschi dai 16 ai 65 anni di età, per un totale di 108 persone. Gli altri abitanti -donne, vecchi e ragazzi- in numero di quasi 900, vengono deportati. Case e stalle vengono prima saccheggiate, poi date alle fiamme.
Ad Ustje, nella valle del Vipacco, il paese viene bruciato e 8 abitanti fucilati come rappresaglia per l’omicidio di un carabiniere, che in seguito risulterà esser stato ucciso da soldati italiani per futili motivi.
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