Di fronte agli sviluppi della lotta partigiana, che non riescono a contenere, i comandi italiani moltiplicano le intese con gli esponenti četnici. Non si arriva mai ad un accordo generale …
Laddove imperversa la violenza četnica, i soldati italiani svolgono una funzione di protezione della popolazione serba. Analogamente, i comandi italiani si rifiutano di consegnare ai tedeschi gli ebrei …
Ottenuto il controllo del Montenegro, l’Italia non sa che cosa farne. Provvisoriamente, il territorio è governato dall’Alto Commissario Mazzolini. Re Vittorio Emanuele III, la cui moglie Elena è figlia …
Il 13 luglio esplode la protesta contro la farsa dell’indipendenza e la revisione del confine a favore dell’Albania. Quasi subito la rivolta si trasforma in insurrezione generale…
Dopo l’iniziale sconcerto, i comandi italiani reagiscono inviando in Montenegro il generale Pirzio Biroli, al comando di almeno 70.000 uomini. Il regio esercito mette a ferro e fuoco la regione …
Dopo la riconquista italiana il fronte insurrezionale si divide. I nazionalisti serbi si staccano dai partigiani, di cui non condividono né l’ideologia né gli obiettivi e cercano un modus vivendi …
Nel marzo 1942 vengono creati i campi d’internamento di Mamula (un’isola con un carcere-fortezza) e Prevlaka, ove vengono deportati civili sospettati di collaborare con i partigiani. La vita dei reclusi è durissima …
Nel corso del 1942 le azioni partigiane diventano sempre più numerose, mettendo a rischio il controllo italiano del territorio. I comandi militari esautorano progressivamente l’Alto commissario civile …
Per arginare gli sviluppi del movimento partigiano i comandi italiani accettano l’offerta di collaborazione armata che viene dagli ambienti anticomunisti sloveni, specie cattolici. Le prime bande di autodifesa …
Mentre le truppe italiane cercano invano di eliminare la presenza partigiana in Slovenia, il movimento di liberazione riesce a travalicare il vecchio confine di Rapallo, diffondendosi anche nelle province di Gorizia …