Le truppe italiane, non riuscendo ad aver ragione dei ribelli, procedono all’evacuazione delle zone ad alta densità partigiana.
L’intera popolazione viene rastrellata ed i villaggi rasi al suolo per fare terra bruciata attorno ai partigiani.
In tutto sono deportate almeno 35.000 persone (alcuni studi riportano la cifra di 110.000), di cui 25.000 dalla sola provincia di Lubiana. Per la maggior parte si tratta di donne, vecchi e bambini.
Quasi tutti i deportati vengono sistemati in campi d’internamento, situati alcuni sulle isole dalmate, la maggior parte nel territorio italiano. Le penose condizioni di vita, spesso al disotto della soglia di sopravvivenza, portano alla morte di circa 4.000 internati.
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